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19 gennaio 2013

Django Unchained


Quentin Tarantino scivola sulla buccia di banana dell'autoreferenzialità.
Dopo avere girato prevalentemente film western (non fatevi ingannare dalle ambientazioni), finalmente arriva a quello vero: un omaggio allo spaghetti-western più becero/popolare. Lo fa richiamando il mastodontico Cristoph Waltz, che stavolta ci propone la stessa recitazione ipereducata del Colonnello Landa di "Bastardi Senza Gloria", che a dire il vero non stanca mai. E infatti, quando manca lui dalla scena, la magia si rompe. E' uno dei difetti Django Unchained, come l'eccessiva lunghezza, con 30 minuti, specie del finale da lasciare tranquillamente in sala di montaggio. O come la recitazione legnosa di Jamie Foxx che non riesce mai a strappare un po' di simpatia se non quando vestito da damerino. Il tema della schiavitù è trattato ampiamente ma con leggerezza. Belle citazioni, per carità: dai due cacciatori di taglie così diversi tra loro, ricordo Leoniano di Eastwood e Van Cleef, alla colonna sonora che addirittura fa un incredibile omaggio finale a Bud Spencer & Terence Hill, passando per il cammeo di Franco Nero (poco utilizzato però). DiCaprio per fortuna è sempre una certezza anche quando fa il cattivo, ed è un cattivo disgustosamente vero. Si finisce con l'amaro in bocca però, quando le risate per le battute di Waltz infine si spengono e il film perde interesse. Più vicino a Corbucci senza dubbio, ma Sergio Leone è (volutamente) molto lontano.
Giudizio: Un'occasione mancata, comunque carino.

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