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28 ottobre 2007

Recensioni Film [0-9]

Recensioni Film [0-9]
 

13 Assassini
Giappone di metà '800: il fratello viziato e prepotente dello Shogun, indigna con le sue azioni violente diversi clan di samurai. Ma essendo al di sopra della legge, per toglierlo di mezzo occorre una missione suicida non ufficiale. Dodici samurai saranno scelti e guidati dal saggio maestro Shinzaemon per tendergli un agguato...
Takashi Miike firma questo remake, omaggiando Kurosawa continuamente senza mai cadere nel plagio e stabilendo una pietra miliare nel cinema di genere: il film è una "summa" di tutti i film sui samurai da I Sette Samurai a Ran, passando per Rashomon, Kagemusha (del quale si riconosce un simile personaggio"matto" al quale è affidato il ruolo comico) discostandosi dall'americaneggiante "Ultimo Samurai". Semmai il film richiama, nella battaglia finale, le termopili di 300, ma senza slow-motion.
Lento e inesorabile per un'ora, il film dà il meglio di sé nel finale esplosivo. Non mancano velate riflessioni sull'inutilità di mantenere un codice immutabile rigido e arcaico che produce ingiustizie insanabili e sofferenza, specie verso il popolo e i giovani, un richiamo forse al Giappone contraddittorio che vive nel futuro ma mantiene "colli di bottiglia" limitanti, legati al passato. Miike sa dosare inquadrature Leoniane ma sa essere moderno: purtroppo ad occhi occidentali, il film può risultare ostico nella prima e interminabile parte di pianificazione dell'agguato: la ripartenza però è garantita con un trasporto sempre maggiore, e le scene cruente sono dosate quel tanto che basta a scioccare senza sfociare nel pulp. Effetti speciali digitali non all'altezza rendono ridicola soltanto una scena: il resto è, per il budget limitato, ben girato con tanto di effetti sonori coinvolgenti: si rimpiange forse una colonna sonora più incisiva. Se amate il Giappone, i western, le storie di coraggio "uno contro cento" e l'azione, questo film, superato l'impatto "zen" iniziale, saprà premiarvi alla fine.
Giudizio: nel suo genere davvero niente male.
 

13° Guerriero, Il
Antonio Banderas è un arabo che si trova a viaggiare nella terra dei Vichinghi, per aiutarli a sconfiggere la barbarica popolazione dei Vendor. Ispirato vagamente alla vicenda di Beowulf, il film è piacevole, contiene un paio di personaggi un po' stereotipati ma carini, e quindi va bene se siete affamati di spada e "Dark Age".
Giudizio: Non male


1997: Fuga da New York
John Carpenter firma questo Cult post-apocalittico negli anni '70, dove Iena Plissken (Kurt Russel) dovrà introdursi in una New York diventata un gigantesco carcere a cielo aperto. Grande personaggio e scene di barbaria moderna copiate un po' in Mad Max. Da vedere solo per le battute del protagonista.
Giudizio: Davvero notevole se piace il genere "Uomini Duri"



25a ora, La
Monty (Edward Norton) è uno spacciatore condannato a scontare 7 anni di carcere. Passa le sue ultime 24 ore di libertà con i suoi vecchi amici, la fidanzata e il padre, tra monologhi e riflessioni sulla sua vita e i suoi errori. Film di Spike Lee, tutto recitato, e ottimamente, dal Cast. Considerata a buon diritto la miglior pellicola del regista, porta lo spaccato della New York dopo l'11 Settembre, e dei suoi abitanti pieni di ogni contraddizione, dal professore goffo che si innamora della sua studentessa, al broker superficiale e interessato solo ai soldi. Dilemmi morali si succedono in scene assolutamente credibili. Potrebbe risultare lento, e adatto quindi a serate con cervello acceso.
Giudizio: Non male davvero.


28 Giorni
Sandra Bullock è una ex-tossicodipendente che deve riabilitarsi in un centro apposito, diretto da Steve Buscemi e che conta come ospite anche Viggo Mortensen (Aragorn). Tra delusione e ostacoli, in 28 giorni ella compirà un cammino di rivalutazione della sua intera vita, in un film certamente moralizzatore, ma che non manca di ricordare che non tutti possono farcela.
Giudizio: Interessante.

28 Giorni Dopo
Da non confondere con il film precedente. Un'epidemia costringe il mondo in ginocchio, e chi non è contagiato avrà un bel daffare per salvarsi e raggiungere una base militare, in cerca di riparo, e di sorprese... Un film capace di soprendere, ma solo se visto in condizioni ottimali (da soli e con luci spente). Danny Boyle è bravo a narrare una storia già vista, quella degli zombie che imperversano in una città.
Giudizio: Carino, ma non indimenticabile

28 Settimane Dopo
Seguito di 28 Giorni dopo. A Londra inizia la ricostruzione dopo la tragedia del film precedente, ma ecco che il virus si riaccende per colpa di un portatore sano. Inizierà quindi una fuga per la città abbandonata, per mettere in salvo due ragazzi che potrebbero rappresentare la strada per una cura dal virus. Critica velata di Boyle dei metodi americani di gestire le situazioni (due missili e passa tutto), in questo film con 3-4 scene davvero impressionanti sotto tutti i punti di vista, ma che sa troppo di film di collegamento tra il primo e l'immancabile terzo. Guardatelo solo se pianificate di seguire tutta la vicenda fino alla fine.
Giudizio: Meno bello del primo ma si fa guardare.


300
Re Leonida, palestrato e spocchioso, guida 300 guerrieri spartani alla battaglia delle Termopili, vicenda storicamente avvenuta, contro migliaia di persiani, capeggiati da un Serse gigantesco e pieno di piercing. Tratto dal fumetto di Miller (Sin City), il film è uno sfoggio di sudore e sangue, violenza e frasi ad effetto, organizzazione militare e implacabile crudeltà. I militaristi e gli amanti degli eroi duri e inflessibili lo considereranno un Cult, le donzelle non potranno che apprezzare gli spartani muscolosi e seminudi, chi ha lo stomaco sensibile, o ha fatto il liceo classico, meglio che gli stia alla larga.
Giudizio: Bel film.

58 minuti per morire (Die Hard II)
John McLane, alias Bruce Willis, torna dopo Trappola di Cristallo, contro i terroristi. Stavolta a rischiare sono decine di voli aerei destinati a Washington. Ma sparando sparando, il brutale poliziotto riuscirà a sgominarli.
Decisamente meglio il precedente, si fa comunque vedere.
Giudizio: carino, non indimenticabile.

8 Mile
Eminem firma la sua video-autobiografia, mostrandoci la Detroit di periferia con poca censura. Tra madri inesistenti, battagliere Rap, e gente in cerca di facili fughe, si ha uno spaccato ben fatto della vita di chi in America non ha nulla, ben lontani dall'American Dream di chi non vuole essere felice nemmeno dopo che ha fatto milioni di dollari.
Giudizio:
Da vedere se interessati ai temi trattati.

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