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24 gennaio 2010

saturday night A-live

 
Sabato notte, risate a cena. Sono strade affollate di fanali gialli, rossi. Porsche laccate bianche, Punto argento, collari di pelliccia, giacche da 3 fette. Tacco, scaldacollo, stivale, birretta nel bicchiere di plastica, mano in tasca, sigaretta. Vociare sotto i fanali dei vicoli.
E' il momento dello stacco, è il momento di ripetere il rito per tanti. Come tutti i riti, ripetitivo ogni volta. Ogni sabato un'aspettativa, ogni sabato la volontà di spaccare il mondo, anche se poi a spaccarsi è sempre il portafogli.
Ed ecco che ci sono i luoghi del cuore: Hemingway, Cabona, Berto, Liggia, Imbarco, Pub del Duca, Little Italy, Vetrerie, Moretti, Bottega del Conte, Irish, Britannia. Chi osa: Mako, Covo, Luna Rossa. Ce n'è per tutti: vuoi ballare. Vuoi bere, vuoi cazzeggiare.
 
Vuoi staccare ecco la verità, non importa come. Basta la compagnia, anche tutti attorno ad una lattina vuota si può stare. Mischiate persone diverse, la genovesità esce fuori nel "Mea, che belin guarda sto qua..." - "Però dai, è simpatico". Escono meno parole di quelle che si vorrebbe o sarebbe meglio dire. "Vabè, le parlerò la prossima volta" - "Che coglione che son stato" - "Uff, non mi ha scritto stasera".
 
Riti, come preghiere. D'altra parte il Padre Nostro è forse cambiato nei secoli?
Così quella stretta di mano con l'amico/a visto/a alle Erbe: "tutto a posto?" Si ha solo tempo per dire "bene grazie, dai ci becchiamo."
 
Il volante ruota, i semafori scattano come fosse giorno. Sugli autobus ormai solo stranieri, in attesa che anche loro un giorno abbiano le nostre utilitarie in un posto dove i posteggi sono sempre meno.
Capannelli di gente, se ha aperto un locale nuovo. Che contiene le stesse medesime cose dei vecchi ma chissà come mai, è sempre più figo degli altri.
 
Alive. Città viva di sabato, Genova. Qualcuno fa finta che non lo sia, ma lo è.
Città di cuori di pietra fuori, segatura dentro, latte a volte, miele, o acido. Città di persone disinteressate a tante cose che non siano immediatamente fruibili. Comunque si vive, e non diversamente da altrove. Il posto figo ve lo potete tenere, all'Inferno ci si va soprattutto per la compagnia.
 

1 commento:

aleritty ha detto...

Si, un po' lo condivido!