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20 dicembre 2013

Lo Hobbit 2 - recensione

Provaci ancora, Peter.
Il nostro amato Jackson prova a risollevare le sorti della trilogia de "Lo Hobbit". Dopo un primo episodio da sufficienza e non di più, già ci pareva abbastanza eccessivo dilatare in tre film la vicenda di un libro che è un quarto de "Il Signore degli Anelli" per spessore, non solo volumetrico ma anche letterario.
Come spesso accade nel secondo episodio, sin dai tempi de "L'Impero colpisce ancora", Il film è decisamente più serio, più dark del precedente.
Le critiche però ci sono, e purtroppo sono parecchie.

Jackson cade nella trappola della CGI, alla quale 10 anni fa aveva resistito più che poteva brillantemente, aiutato dai maestosi paesaggi della Nuova Zelanda. Questa volta il film sembra un film d'animazione in 3D stile Pixar, con alcune parti reali, piuttosto che il contrario.
Il problema de "Lo Hobbit: la desolazione di Smaug" è che si vede che tutto è finto, come succedeva nei fantasy anni '80 pur gradevoli come Willow o Legend, prodotti destinati ad un pubblico giovanissimo. Sembra una versione fantasy di Transformers, dove i dialoghi sono piatti e le scene d'azione digitali così caotiche che si fa fatica a seguirle.  Per non parlare della assurdità di alcune: va bene che la storia è una favola fantastica, ma almeno ne Il Signore degli Anelli ci si ricordava che il mondo ha una fisica ben definita, e i tessuti biologici hanno una resistenza altrettanto finita e non sono indistruttibili....

Non convince del tutto il drago Smaug, neanche con il sapiente doppiaggio di Luca Ward. Il drago è realizzato digitalmente con maestria ma non ha affatto il carisma che dovrebbe avere un cattivo come si deve. Questo anche per come è stato concepito da Tolkien, come un drago neanche tra i più svegli: uno "tutto muscoli e niente cervello".  Non si tifa per lui, anzi il pubblico si chiede: "ma quando è che muore questo?"

La mazzata finale, che rischia di far precipitare Lo Hobbit 2 sotto la sufficienza ma giusto per chi ha letto il libro, è la incredibile invenzione di due elfi (ok, uno esisteva ma in teoria non doveva nemmeno essere nato), del loro rapporto reciproco e... Beh lo vedrete.  Difficilmente i fan tolkeniani, anche quelli meno hardcore, lo perdoneranno

Eppure nonostante questo secondo episodio non possa contare di una bellissima scena recitata come l'incontro tra Bilbo e Gollum del capitolo precedente, la bella resa di Pontelagolungo, prima vera ambientazione slum-like della saga e lo scontro tra Gandalf e un suo antagonista e l'agognato ritorno dei nani alla montagna riesce a liberare qualche emozione sincera.

E così il film la sufficienza la strappa.
Se al primo episodio davo un 6, a questo posso arrivare al 6+, massimo 6 e 1/2.
Una menzione alla colonna sonora di Howard Shore: bella, molto di più di quella del primo episodio. Il tema dei nani, ripreso nella gradevole canzone Misty Mountains, è abbandonato per un nuovo tema più drammatico, che si sposa con il tono meno canzonatorio del film.

In sostanza consigliato da vedere solo agli appassionati.

Giudizio: più che sufficiente. Peccato.

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