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26 maggio 2012

Cosmopolis

Cronenberg. Solo questo nome è segno di: “non è un film per tutti”. E anche Cosmopolis non lo è. Cervellotico, genialmente pazzoide, è ambientato quasi tutto in una limousine che attraversa una New York surreale. A bordo il giovane ex-vampiro Robert Pattison, al quale il regista canadese sa tirare fuori il meglio scollandolo un po’ dalla figura di idolo per le ragazzine (ma sempre lasciandolo nel suo anemico “candore”).

Film di una lentezza voluta ma a tratti esasperante, cui non mancano i momenti grottescamente comici (ma da non più che una mezza risatina), critica profonda al capitalismo e alla società moderna, alle grandi società e al divario ricconi-poveracci. Temi affrontati dall’umanità fin dalla sua alba, per carità, ma qui trattati dal regista con scherno misto a rassegnazione. Peccato per il finale dove il film scivola definitivamente nel melodrammatico (finale che mal utilizza uno spesso bravissimo Paul Giamatti). Più un’opera teatrale che un film, dalla quale eredità purtroppo anche i difetti: sul palcoscenico sarebbe assolutamente più adeguato. Peccato.

Giudizio: delirante (volutamente): o si ama alla follia o non vi lascerà nulla.

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