AVATAR
Nel Far Wes...ahem, sul pianeta Pandora, ricco di materie prime, un colonnello di 50 anni, occhi turchini e giacca mimetica, vuole appropriarsi di alcune risorse naturali preziose. Che stanno proprio sotto un albero sacro per la popolazione nativa, i Na'vi, una specie di puffi altri 3 metri e dotati di un codino-USB con il quale possono interfacciarsi con gli altri esseri viventi (....). Così il marine Jake, paraplegico, verrà interfacciato con un "Avatar", termine preso in prestito dal sanscrito che identifica la "incarnazione terrena" di un'entità celeste; questo Avatar è identico ad un Na'vi, e pertanto ottimo per infiltrarsi nel loro villaggio e costringerli a smammare, altrimenti il colonnello ripeterà un altro Fiume Sand Creek. Ma dopo avere conosciuto i nativi, Jake riuscirà a rimanere focalizzato sulla missione?
Avatar, fenomeno mediatico è esempio stupendo dell'hype, ovvero come gonfiare ad arte qualcosa per farlo arrivare al maggior numero di persone. Film che lancia ufficialmente e con prepotenza la tecnologia 3D, è un esercizio MOSTRUOSO di computer-grafica (90% del film è digitale come asserisce lo stesso regista James Cameron). Se gli effetti speciali sono favolosi, Avatar ha la trama più stupida e copiata che si possa immaginare. Senza rovinarvi la sorpresa (Quale???? Tutto va come deve andare....), Cameron ha copiato tutto ciò che poteva, e non mancano su internet i giustissimi paragoni a Balla coi Lupi e Pocahontas. Eh si, perchè i Na'vi, oltre ad assomigliare come tratti somatici agli indiani d'America, urlano, strepitano, si dipingono il corpo, usano arco e frecce e parlano una lingua fin troppo simile al Lakota.
Se aveste ancora dubbi, il fatto che Wes Studi (il "Pawnee" malvagio di Balla coi Lupi) abbia interpretato il capo dei Na'vi, vi dovrebbe bastare come prova.
Ovviamente per organizzare la difesa nativa contro gli umani, serve proprio un umano, come a dire che Pandora è abitato comunque da un popolo di cavernicoli deficienti ma felici che necessitano di un "aiutino" esterno per resistere. Il mito del buon selvaggio di Rousseau viene perciò rielaborato, perché qui non ci sono Na'vi cattivi, mentre quasi tutti gli umani lo sono, e infatti hanno avvelenato il loro pianeta e come tanti virus vanno ad infettare Pandora. Come se non bastasse il manicheismo sfrenato, la storia d'amore assolutamente identica a Pocahontas, tra il marine e la bella principessa Na'vi (splendidamente animata in motion-capture) promessa in sposa al guerrierone incazzoso di turno, è così scontata che non riesce proprio ad emozionare.
Oltre a questo, Cameron riprende la teoria della "Forza" vivente di Lucas, confinandola in una scempiaggine di interfaccia che come detto, ricorda terribilmente l'USB, specie quando il regista americano fa dire a Sigourney Weaver che i Na'Vi attraverso essa, possono "caricare e scaricare dati" con la natura; in pratica il loro secondo albero sacro rappresenta una sorta di mega-server centrale. Penoso.
Per ciò che concerne il 3D, per la prima ora del film si passa da stati di frustrazione estrema (sembra di essere miopi da un occhio, a sondaggio tra il pubblico prevale una certa miopia dell'occhio destro), al meravigliarsi come bambini della bellezza dell'effetto. Dopo la prima ora invece non ci si fa più caso e il 3D diviene non più notabile se non in scene appositamente studiate. Sicuramente una tecnologia da migliorare ancora. Ci si chiede se Avatar fosse uscito durante il picco dell'influenza H1N1, se con gli occhiali "riciclabili" da pulire con salviettina igienizzante inclusa avrebbe potuto incassare così tanto.
Finale con tanto di Little Big Horn e un pizzico di Braveheart, dopo 2 ore 40 non resterete né soddisfatti né delusi. Avatar non vi cambia nulla, vederlo o meno è irrilevante.
C'è da dire che probabilmente è più scontato di Titanic, tanto per restare in tema di Cameron. Perlomeno grazie al 3D non penserete fino in fondi di avere buttato via i soldi. Non merita 2 miliardi di incassi, né tantomeno più di un Oscar. E vedremo quanti invece ne strapperà.
Giudizio: sufficiente. E solo per gli effetti speciali
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