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13 giugno 2008

Gomorra

GOMORRA - Un film di M. Garrone
Si esce dalla proiezione di questo film con un pensiero: "meno male che non sono nato laggiù", ma questo pensiero c'è chi non lo può fare, ahimè. Gomorra è un trionfo del pessimismo mezzogiorniano, inevitabile data la situazione di immobile precarietà che costella le aree più povere di Napoli dov'è ambientata parte del film, come le famigerate "vele" di Scampia. Il film narra alcune ministorie: i due ragazzi che sognano di fare come "Scarface", il bambino che vuole entrare in un clan, e il cassiere della Camorra, l'appaltatore di discariche abusive, e il sarto sfruttato.
Il film conta solo due personaggi "positivi", il resto è una accozaglia di uomini in sovrappeso che tira a campare commettendo ogni sorta di brutalità e di crimine, come se non ci fosse altro modo per farlo. In tutto il film lo Stato appare completamente assente, appare solo per rimuovere i cadaveri e fare qualche sporadica retata.
Il realismo di Gomorra parte dal doppiaggio, tutto o quasi in napoletano e casalese, sottotitolati, ma comunque non complicati da capire una volta preso l'orecchio. Le vicende non sono chiare fin da subito e nel film vi sono molti tempi morti, qualche inquadratura da mal di mare, ma la pellicola colpisce agli occhi, e soprattutto dietro ad essi. Beni girato tuttavia.
Più che un film di denuncia, un film di "perdita della speranza". A parte un flebile tentativo di opposizione da parte di un personaggio, il pessimismo culmina nella scena finale, squallida al punto giusto, dove si impara che la Camorra, non perdona nessuno. Casomai non si fosse capito.
Un film che probabilmente farà discutere sulla quasi eterna "Questione meridionale".
Giudizio: notevole.

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